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11/03/11

Cercando di dare una seguito all'incontro in Provincia di domenica scorsa

Tanto per ricordarcelo (e forse ce n'è proprio bisogno), che la Mafia è una questione che ci riguarda tutti, vi segnaliamo un articolo tratto dal sito della stampa

"Bordighera in mano alle cosche" Sciolto il consiglio comunale

Palazzo Comunale di Bordighera

A Palazzo Chigi la decisione
del Viminale presa nonostante
il no della Prefettura. La città ligure sotto choc si divide: "La facevano da padroni". "Ma non siamo il male dell’Italia"

MARCO NEIROTTI
INVIATO A BORDIGHERA
All’indomani delle 1200 pagine della Direzione nazionale antimafia sullo sfacelo italiano criminal-politico, questa striscia di spiagge si è riconosciuta nell’ostinata convinzione dei carabinieri: siete ostaggi della ‘ndrangheta.

Era cominciata quando il Comando Provinciale di Imperia aveva allargato episodi giudiziari di prostitute, slot machine e minacce a una lettura sociologica dell’ambiente in cui giostravano sesso, gioco e omaggi di voti. A una decisione così dura non ci credevano per strada, nei bar, nei salotti, nelle pizzerie dove si riveriva il don di turno, negli uffici della politica. D’altra parte, dopo quattro mesi di commissione incaricata di valutare il lavoro umile, raffinato e implacabile del maggiore Paolo Cambieri, il prefetto Francesco Paolo Di Menna aveva spedito a Maroni un dossier accompagnato da quattordici pagine di considerazioni con il timbro «riservato»: nelle ultime tre righe, data 18 gennaio 2011, comunicava: «Per le sue esposte considerazioni si esprime parere che non sussistano le condizioni previste dall’art. 143 del d.lgs 267/2000 per procedere allo scioglimento del Consiglio comunale di Bordighera». Bravo. Invece secondo Maroni le condizioni sussistevano eccome. Consiglio sciolto. Letto e analizzato il faldone dell’Arma imperiese, guidata dal colonnello Alberto Minati, Maroni ha firmato il documento.

Come Di Menna era convinto uno che conosce bene il Ponente, l’ex ministro Claudio Scajola. Natale 2010, rivolto agli amministratori imperiesi disse: «Non credo che questa provincia sia diventata dominio della ‘ndrangheta o territorio di conquista della mafia».

La «sentenza» politica del governo di cui Scajola fece parte si abbatte sulla Riviera l’indomani della diffusione di 1.200 pagine della Direzione nazionale Antimafia. Adesso qui, si ascoltano sbigottimento da tardiva presa di coscienza oppure artefatta partecipazione. Erano visionari, secondo amministratori dalla giocosa allegria, i giornalisti che collegavano fra loro le «svampate» di Sanremo, ma la Direzione antimafia non ha visioni: «Unica strategia della tensione, da Sanremo a Bordighera e Ventimiglia».

Bordighera diecimila abitanti, Bordighera spigolo più a Sud sul mare di Ponente, Bordighera inverni per anziani, Bordighera salotto degli umoristi, Bordighera stupita di sé rispetto ai fuochi e gli spari pochi chilometri più in là. Nei negozi, sul lungomare - così riparato dal vento da divenire un passaporto turistico della terza età - è come se guardassero una figura del test di Rorschach, dove puoi vedere negli stessi tratti di penna una ragazzina o una vecchietta, dipende da dove vira la tua mente.

Soddisfazione («la facevano da padroni i soliti») e disagio («sembra che siamo noi il male dell’Italia»), fatalismo («la ‘ndrangheta sceglierà lei nuovi amministratori?») e fiducia («qualcosa ancora funziona»). Ma è lo stupore il compagno di viaggio per una cittadina di diecimila abitanti convinta d’esser quieta. Lo stupore più grande è quando giurano di non aver subito estorsioni: «Nessun pizzo», «rispetto». I carabinieri lo spiegano: prestiti, usura e subentro nelle attività senza far rumore, a parte quello di una sprangata sulla schiena, voti in cambio di appalti. La ‘ndrangheta lavora in silenzio, striscia nel «pulito». E adesso, pian piano e sottovoce, la presenza dei fratelli Pellegrino la ammettono tutti: chi non trovava un subappalto, chi non trovava un lavoro. Non la ammette chi lo trovava troppo in fretta, assunto a comando. E’ nato tutto dagli appetiti di una famiglia - i Pellegrino appunto - e delle sue propaggini anagrafiche o affettive: volevano sala giochi e slot, qualche esponente di giunta ha detto no e se li è ritrovati - chi è lo spione? - davanti casa: «Ce l’avete con noi?».

L’inchiesta che passa per ogni porcheria: ragazze dell’Est come birilli da un locale all’altro, moniti duri: «I voti nostri li avete presi». Politici con la pistola sotto il cuscino. Il Procuratore di Sanremo, Roberto Cavallone, firma arresti. La discarica in ombra diventa a cielo aperto, i carabinieri la «leggono» giudiziariamente ma pure culturalmente.

Qui, dalla Chiesetta di Sant’Ampelio al Lungomare Francia, è una gelata doppia: conferma di un sotterraneo cancro da un lato, dall’altro il fastidio di una possibile «messa all’indice», come Cogne o Novi Ligure dei delitti clamorosi: «Proprio noi diventiamo un simbolo come Bardonecchia?». Un politico locale, tenero, si preoccupa perché «indipendentemente da quanto possano aver inciso i condizionamenti delle organizzazioni criminali mafiose, è stata cancellata l’espressione della cittadinanza chiamata alle urne nel 2007». Appunto. Espressa nelle intercettazioni in cui la malavita dice: «I nostri voti li avete presi».

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