Tratto dal sito "TARGATOCN"
Venerdì 14 dicembre appuntamento per conoscere la trama di quella straordinaria esperienza che è il Sermig (Servizio Missionario Giovani), nato a Torino nel 1964 da un’intuizione di Ernesto Olivero
Venerdì 14 gennaio alle 20.30 a Dogliani presso la Biblioteca Civica “L. Einaudi”, Ernesto Olivero incontrerà i lettori per presentare il suo nuovo libro "Per una Chiesa scalza". Introdurrà l’evento il giornalista di Rai 3 Matteo Spicuglia. “È il racconto della mia vita -dice Ernesto Olivero nella prefazione- di molti episodi che mi hanno segnato, ma mai spezzato, mi hanno fatto toccare il cielo con un dito, ma senza farmi perdere tra le nuvole. Che tu creda o no, che tu sia cristiano o di un'altra religione, sento che è possibile camminare insieme, perché una Chiesa scalza è sì patrimonio di Dio, ma anche di un'umanità che cerca”."Per una Chiesa scalza" è il racconto degli incontri, dei volti, delle conversioni che costituiscono la trama di quella straordinaria esperienza che è il Sermig (Servizio Missionario Giovani), nato a Torino nel 1964 da un’intuizione di Ernesto Olivero e dall’impegno di un gruppo di giovani decisi a sconfiggere la fame “con opere di giustizia, a promuovere sviluppo e vivere la solidarietà verso i più poveri”. Decisivo il 1983, anno in cui il Sermig poté contare sull’assegnazione dei 40.000 metri quadrati del dismesso Arsenale Militare torinese, facendone la propria sede e trasformandola in Arsenale della Pace. Una metamorfosi lessicale e organizzativa che porta i segni del messaggio delle beatitudini del Discorso della montagna in cui tutto si ribalta a favore della pace e degli ultimi.
Non va scordato che Ernesto Olivero è un uomo d’azione, una persona capace e coraggiosa, un grande organizzatore che ha messo a disposizione della macchina di soccorso da lui creata l’esperienza e la competenza maturate nel settore bancario. Tradotto in cifre si scopre così che gli Arsenali hanno realizzato 9.170.000 notti di ospitalità (con 1.750 persone in media al giorno) e 7.443.000 pasti distribuiti (2.970 in media al giorno); 2.800 azioni umanitarie in 89 Paesi; 20.010.000 ore di volontariato; 5.530 tonnellate di medicinali, alimenti, vestiti e attrezzature inviate (equivalenti a 674 aerei da carico); 3.700 allievi ai corsi di alfabetizzazione, restauro e musica; 10.760.000 presenze in incontri di preghiera, formazione o culturali; 43.000 amici e sostenitori; 5.300 volontari.
Cifre che oltre a parlare da sole sono destinate ad aumentare. Sennonché, superati nel 2008 i trentacinque anni di vita dell’Arsenale originario, Ernesto Olivero ha sentito il bisogno di raccontare la parte nascosta delle cifre raggiunte trasferendo al lettore la conoscenza di quanto può servire a far luce su di esse: i drammi umani, le sconfitte, i successi, il pensiero, la filosofia, la fede, le convinzioni e le persone che hanno sorretto l’autore nella sua difficile opera di pronto intervento. Il risultato è un testo di racconti, ritratti, profili, aneddoti, casi, apologhi, riflessioni, paradossi, ammonizioni e moralities. Un testo di avvincente lettura, moderato nel linguaggio, nei toni e nell’espressione. Il significato delle parole di Olivero non è meno drammatico nei contenuti. Di qui l’appello alla Chiesa quando giudica, quando non si china, non ascolta e “non ha più nulla da dire alla gente” soprattutto ai giovani.
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