Vi proponiamo diverse versioni della stessa notizia proposte da diversi giornali:
LA REPUBBLICA
Rapporto Fao e Pam, superata la soglia: +9% nell'anno in corso
Aumento del 15,4% nei Paesi ricchi. Ma in testa resta l'Asia-Pacifico
Oltre un miliardo soffre la fame
è il livello più alto dal 1970
In difficoltà i Paesi ricchi. E' nei nei Paesi ricchi che si registra un aumento degli affamati del 15,4% rispetto allo scorso anno. E' il principale risultato contenuto nell'edizione 2009 dello Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi 2009), diffuso oggi alla vigilia della Giornata mondiale dell'alimentazione. Il rapporto evidenzia che, in percentuale, è nei Paesi ricchi che aumenta di più la percentuale delle persone sottoalimentate: un aumento del 15,4%. E' di 15 milioni la quota assoluta di persone che hanno fame.
Le aree geografiche. Il record negativo di insicurezza alimentare lo mantiene la regione Asia-Pacifico, con 642 milioni di persone (+10,5%), seguita dall'Africa Subsahariana con 265 milioni (+11,8%), dall'America Latina con 53 milioni (+12,8%) e infine dal Nord ed est Africa con 42 milioni (+13,5%).
"100 milioni di persone in più". "Rispetto allo scorso anno oltre 100 milioni di donne, uomini e bambini in più, un sesto di tutta l'umanità hanno fame nel 2009 - scrivono nell'introduzione del rapporto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf e la direttrice esecutiva del Pam Josette Sheeran - la crisi del 2006-2008 nei prezzi delle materie prime alimentari ha escluso dalla portata del reddito di queste persone tutti gli alimenti di base, e alla fine del 2008 i ribassi erano in media ancora del 17% più alti di due anni prima della crisi. Questo ha costretto molte famiglie povere a scegliere tra cure sanitarie, scuola o cibo".
Il crollo degli aiuti nei Paesi più poveri. La Fao, su dati elaborati dal Fondo monetario internazionale, stima che nel 2009 i 71 Paesi più poveri del mondo sperimenteranno una caduta degli aiuti assoluta del 25% rispetto al 2008, che terrà i fondi sempre al di sopra del livello del 2007 ma costituirà comunque un problema per gli interventi sul campo.
L'appello al prossimo vertice. Il nuovo vertice per la sicurezza alimentare è previsto a Roma dal 16 al 18 novembre prossimi. Chiaro il messaggio lanciato a capi di Stato e di governo. Serve un intervento d'emergenza, con voucher alimentari, aiuti e reti di sicurezza e welfare immediato e, a medio termine, un vero programma di sostegno all'agricoltura contadina. "In passato, nei periodi di crisi, si è sempre assistito a una riduzione degli interventi pubblici a sostegno dell'agricoltura. Ma l'unico strumento efficace per vincere la povertà - avvertono i due responsabili delle Nazioni Unite - è un settore agricolo in piena salute". Il richiamo che Diouf lancia nell'introduzione del rapporto è al Joint Statement on Global Food Security (''L'Aquila Food Security Initiative'') lanciato dal G8 della scorsa estate, come testimonianza di un impegno istituzionale a sostenere lo sviluppo agricolo che sulla carta è stato rinnovato. Le preoccupazioni tra impegni ed erogazioni, però, rimangono evidentemente tutte sul tappeto.
LA STAMPA
L'Africa è il Continente della Fame. Nel Congo il 76% della popolazione è denutrito, nel Lesotho la metà dei bambini non mangia |
Le Ong: “Battaglia che può essere vinta, fate come in Brasile”
Un miliardo di persone su questo pianeta hanno fame. Quasi un terzo dei bambini cresce senza cibo sufficiente. La Fao chiede un aumento della produzione di cibo del 70% di qui al 2050. Un incubo - questa è la sorpresa, insieme positiva e sconvolgente - che potrebbe essere facilmente cancellato dalla faccia della Terra. Basterebbe seguire le politiche seguite da Paesi come il Brasile e la Cina, oppure come il Ghana il Vietnam e il Malawi.
Paesi differenti, visto che abbiamo citato insieme nuove potenze mondiali in crescita impetuosa ma anche Paesi africani poverissimi. Sono i Paesi che troviamo in testa alla classifica stilata dalla Ong ActionAid International, che alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (programmata per il 16 ottobre) ha studiato cosa stanno veramente facendo 51 governi (29 di Paesi in via di sviluppo, 22 di Stati ricchi) per combattere concretamente la fame.
E scopriamo così che per dare cibo alla propria gente servono scelte politiche mirate e razionali, e non chiacchiere basate sull’ideologia: lo dimostra il buon risultato dell’Uganda, per esempio, e il trionfo (l’ennesimo) del Brasile di Lula. Mentre in fondo alla triste classifica troviamo una potenza emergente come l’India della grande crescita economica e delle decine di milioni di poveri. Stati che hanno la Bomba come il Pakistan, che fanno peggio della disastrata Cambogia o del Guatemala.
E sul versante opposto, scopriamo che tra i Paesi ricchi l’Italia fa una pessima figura: riduce l’ammontare degli aiuti e la loro efficacia e si classifica soltanto al quattordicesimo posto. Lontanissima dalla Francia, dalla Spagna e dai virtuosi Paesi scandinavi. Insomma, se si volesse, la fame non ci sarebbe più.
L’indagine di ActionAid - che ha utilizzato una sofisticata e ampia serie di indicatori per valutare le performances dei governi, ovviamente pesando nel modo giusto la realtà di Paesi «importanti» e in forte sviluppo come Cina, India, Brasile e Sud Africa - mostra con chiarezza che a fare la differenza sono «politiche statali coerenti e determinate», con aiuti consistenti diretti ai contadini più poveri e politiche sociali per i poveri, salvaguardando le produzioni rivolte al consumo interno rispetto a quelle per l’export, favorendo una più equa distribuzione delle terre.
E così il Brasile di Lula (che aveva sei anni fa lanciato il programma «Fome Zero») ha ridotto del 73% la malnutrizione infantile; la Cina ha portato ai minimi termini (9%) il numero degli affamati. Anche Paesi a basso o bassissimo reddito come il Ghana o il Malawi (in pochi anni diventato un Paese con grande eccedenze di produzione alimentare, e raccolti triplicati) ottengono grandi risultati, con governi stabili e politiche di investimento che toccano davvero i piccoli produttori.
Al contrario, la «ricca» India vede aumentare gli affamati di 30 milioni di persone, superata da Etiopia e Cambogia. E il grande Pakistan è al livello della tormentata Sierra Leone. Le cose andrebbero molto meglio se l’aiuto dalla parte ricca del mondo fosse più consistente e «stabile». Si continuano a firmare impegni per dimezzare la fame entro il 2015, ma finora l’unica cosa che si dimezzano sono i fondi per gli aiuti. E i danari promessi al G8 dell’Aquila sono rimasti tragicamente sulla carta. In questo quadro l’Italia è al quattordicesimo posto su 22, insieme alla Germania, anche se fa meglio di Giappone e Usa.
E per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo dopo i drastici tagli delle ultime Finanziarie il Belpaese mette a disposizione soltanto lo 0,15% del Pil, lontanissimo dallo 0,51% che dovremmo assicurare entro il 2010. «Siamo ai livelli minimi dal 1997 - accusa Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia -. Per rimettersi in carreggiata l’Italia deve rapidamente ripensare le scelte fatte dall’inizio della legislatura e aumentare le risorse destinate alla cooperazione».
IL CORRIERE DELLA SERA
Il livello più alto dal 1970
La fame nel mondo aumenta
Colpite un miliardo di persone
Dati Fao-Pam: 1,02 miliardi i sottonutriti, +9% rispetto allo scorso anno anche a causa della crisi globale
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Fao: oltre un miliardo d'affamati(19 giugno 2009)
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ROMA - La Fao conferma i dati di giugno: gli affamati nel mondo sono cresciuti del 9% nell'anno in corso, arrivando a 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970. Lo afferma il rapporto pubblicato dall'agenzia delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione e dal Programma alimentare mondiale (Pam). A causa della crisi globale molti Paesi hanno subito cali generalizzati nei flussi finanziari e commerciali, la caduta verticale delle entrate delle esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse in denaro. Ciò significa che non solo il consumo alimentare si è ridotto, ma alcuni Paesi a basso reddito con deficit alimentare hanno dovuto diminuire le importazioni di derrate alimentari, di medicine e attrezzature mediche. (Afp)
SOTTONUTRIZIONE - Secondo il rapporto Fao-Pam, la sottonutrizione è una realtà estesa in Asia e nel Pacifico dove si stima che gli affamati siano 642 milioni, ma non risparmia neanche i Paesi sviluppati dove sono 15 milioni a soffrire la fame. Una ricerca della Fondazione per la sussidiarietà resa nota recentemente, riporta che anche in Italia il 5,3% delle famiglie, pari a 3,5 milioni di persone, non ha abbastanza soldi per un’alimentazione adeguata. Gli affamati sono 265 milioni nell'Africa sub-sahariana, in America Latina e Caraibi 53 milioni, nel Vicino Oriente e Nord Africa 42 milioni.
TENDENZA - Nel corso dell'ultimo decennio, spiega il rapporto Fao-Pam, il numero delle persone sottonutrite è aumentato in modo lento ma costante. Proprio questo aumento, che si è verificato anche nei periodi di sviluppo, mostra la debolezza del sistema mondiale di controllo della sicurezza alimentare. «I leader mondiali hanno reagito con determinazione alla crisi economica e finanziaria e sono stati in grado di mobilitare miliardi di dollari in un lasso di tempo molto breve», afferma il direttore generale della Fao, Jacques Diouf. «La stessa azione decisa è adesso necessaria per combattere fame e povertà». Secondo Diouf è «essenziale investire nel settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo, non solo per sconfiggere fame e povertà, ma anche per assicurare una generalizzata crescita economica, e dunque pace e stabilità nel mondo». Anche perché attualmente è in atto il più basso livello di aiuti alimentari mai registrato, ha dichiarato Josette Sheeran, direttrice esecutiva del Pam. «Sappiamo quello che occorre per coprire le necessità urgenti, quello che serve sono le risorse e l'impegno internazionale per farlo», ha concluso Sheeran.
AVVENIRE
gli affamati nel mondo»
Rischio paesi ricchi. Anzi: persino nei Paesi ricchi registriamo un aumento degli affamati del 15,4% rispetto allo scorso anno. È il principale risultato contenuto nell'edizione 2009 dello Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi 2009) che lancia oggi alla vigilia della Giornata mondiale dell'alimentazione che si celebra domani. Che segnala un'amara sorpresa: percentualmente sono i Paesi ricchi ad aver visto il numero delle persone che hanno fame crescere di più, registrando un aumento del 15,4% e raggiungendo la quota assoluta di 15 milioni di affamati.
Il record negativo di insicurezza alimentare lo mantiene la regione Asia-Pacifico con 642 milioni di persone che hanno fame (+10,5%), seguita dall'Africa Subsahariana con 265 milioni (+11,8%), dall'America Latina con 53 milioni (+12,8%) e infine dal Nord ed est Africa con 42 milioni (+13,5%).
100 milioni di persone affamate in più. «Rispetto allo scorso anno oltre 100 milioni di donne, uomini e bambini in più, un sesto di tutta l'umanità hanno fame nel 2009 - scrivono nell'introduzione il direttore generale della FAO Jacques Diouf e la direttrice esecutiva del PAM Josette Sheeran, che per le Nazioni Unite -. La crisi dei prezzi delle materie prime alimentari del 2006-2008 ha portato fuori dalla portata del reddito di queste persone tutti gli alimenti di base e nonostante i ribassi alla fine del 2008 erano in media ancora del 17% più alti di due anni prima della crisi. Questo ha costretto molte famiglie povere a scegliere tra cure sanitarie, scuola e cibo».
L'importanza dell'agricoltura. Il messaggio lanciato al nuovo Vertice per la sicurezza alimentare vedrà i Capi di Stato e di Governo nuovamente a Roma dal 16 al 18 novembre prossimi è molto chiaro: c'è bisogno di una strategia a due tempi: un intervento d'emergenza, con voucher alimentari, aiuti e reti di sicurezza e welfare immediato, e a medio termine un vero programma di sostegno all'agricoltura contadina. «Nei tempi
di crisi passati si è sempre assistito a una riduzione degli interventi pubblici a sostegno dell'agricoltura. Ma l'unico strumento efficace per vincere la povertà - avvertono i due responsabili delle Nazioni Unite - è assicurarsi un settore agricolo in piena salute».
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