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28/09/09
Pronto, chi paga?
Un bel articolo comparso sul sito di internazionale in cui si vede come la tecnologia possa essere applicata ai paesi in via di sviluppo.
Pronto, chi paga?
A questo link, l'articolo originale dell'economist!!!
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11/09/09
Quella zanzariera che salva i bambini
Dal Sito della Stampa
La mortalità infantile sotto i 5 anni è scesa per la prima volta sotto i 9 milioni grazie alla diffusione delle zanzariere antimalaria e l’uso del latte materno. Eppure i Paesi ricchi continuano a mandare cibo e denaro in Africa. Ma i nostri aiuti servono?
ELENA LISA MILANO
Li chiamano miracoli silenziosi. Si sono mossi adagio, con poco rumore, limitate spese e senza che il resto del mondo, quasi, conoscesse la loro azione costante e capillare. E così, piano, piano, ma con perseveranza hanno salvato la vita a oltre tre milioni di bambini africani.
Accade, infatti, che per la prima volta, secondo i dati Unicef, la media della mortalità annuale dei più piccoli sia scesa, nel continente nero, sotto i nove milioni. Cinque anni fa superava i dodici. Una cifra che resta spaventosa e della quale sembra impossibile gioire o anche solo dirsi soddisfatti, ma poi, quando si pensa a come il risultato sia stato raggiunto, con progetti di solidarietà mirata e a basso costo, allora tutto dà speranza e sembra possibile. Di fatto, oggi muoiono 10 mila bambini al giorno in meno rispetto al 2004.
Il dubbio
Per dimezzare, com'è accaduto in Kenya, la morte di chi ha meno di cinque anni, è bastato l'uso di zanzariere contro gli insetti portatori di malaria. In Zimbabwe, invece, le campagne che spingono le donne ad allattare al seno i figli, per rinforzarne il sistema immunitario e prevenire, ad esempio, la diarrea, ha salvato dalla morte per disidratazione circa il 20 per cento dei neonati. Comunissime vaccinazioni contro morbillo, pertosse, e tetano, hanno fatto il resto in tutto il continente. Soluzioni mirate, appunto, che hanno salvato vite. Altre si affiancheranno a breve: il 15 ottobre partirà la campagna Unicef per educare grandi e piccoli a un gesto semplice, lavarsi le mani per stoppare malattie a trasmissione rapida.
Salvezza low cost
Grandi miracoli, poco tecnologici e a basso costo che, inevitabilmente, pongono un interrogativo: ma se non servono grandi spese per fare grandi miracoli, bisogna cominciare a chiedersi se i Paesi ricchi, Italia compresa, stanno davvero agendo nella direzione giusta per l’Africa? La «nostra» beneficenza, quella taglia maxi, capace di costruire cattedrali, è davvero efficace? «Per aiuto mirato intendiamo puntare su un progetto utile - dice Roberto Salvan, direttore generale per l'Unicef, in Italia - e questo sia che si tratti di una zanzariera impregnata di repellente anti-malaria, sia di un corso di scolarizzazione. Il punto fondamentale, per la nostra esperienza, è che senza il coinvolgimento della popolazione non si raccolgono risultati».
Visione locale
Condividere con i governi africani e con le popolazioni il progetto di sostegno per conoscere le effettive necessità del posto: «Sono molti i governi a cui bisogna pagare tangenti - continua Salvan - ma è anche vero che qualsiasi aiuto, senza prima chiedere una collaborazione, una specie di permesso, assomiglia a una prepotenza, è quasi un'invasione. E poi, conoscere bene posti e usanze, è inequivocabilmente utile…». Utile per evitare sprechi, com’è accaduto quando, in alcuni Stati dell'Africa, l'Unicef, all'inizio della campagna per prevenire le morti per malaria, ha distribuito le prime zanzariere. Erano tutte bianche e sono state scambiate, dalle donne, come stoffa per confezionare abiti. Ma utile anche per «educare» gli uomini del villaggio e insegnar loro che, dormire protetti sotto la zanzariera, non era una loro prerogativa.
E' proprio la malaria, infatti, il nemico numero uno dell’Africa: provoca una morte ogni 30 secondi e, non a caso, viene chiamata «big killer».
Le zone più devastate sono quelle nella parte sud sahariana, dove avviene il 90 per cento dei decessi. I primi ad ammalarsi sono i bambini che nei canali di scolo di acque putride, dove le zanzare si riproducono e nidificano, ci vanno per giocare o li usano come gabinetti. Per questo la malaria è definita anche malattia dei poveri perché colpisce le persone incapaci di procurarsi misure minime di protezione. L'Unicef, che ha distribuito gratis 35 milioni di zanzariere bagnate nel repellente, l'ha definito il miglior intervento mai attuato in rapporto ai costi e ai benefici.
Un'operazione, impostata in parte sulla beneficenza e sul volontariato, di non minor impatto rispetto alla ricerca farmaceutica che sta lavorando alla sperimentazione di una cura che ripulisca velocemente il sangue dal parassita e semplifichi la terapia ai bambini. Nei casi gravi di malaria, infatti, i piccoli pazienti non sono in grado di ingerire medicinali e la terapia diventa possibile solo per via endovenosa.
Dice Caterina Cognini, presidente di Ecosafaris, un'associazione italiana che per finanziarsi organizza anche viaggi di lavoro-vacanza nei villaggi in Uganda: «Siamo un piccolo gruppo, per questo dobbiamo fare attenzione ad evitare sprechi. In questo momento, con una organizzazione locale, stiamo collaborando per costruire un centro di accoglienza per bambini malati. Quando arriviamo tra le popolazioni con i nostri soldi e pensiamo a cosa possiamo fare ci crediamo capaci di risolvere qualsiasi problema, ma poi ci accorgiamo presto che, più di tutto, fanno i nostri abbracci e i loro sorrisi».
La mortalità infantile sotto i 5 anni è scesa per la prima volta sotto i 9 milioni grazie alla diffusione delle zanzariere antimalaria e l’uso del latte materno. Eppure i Paesi ricchi continuano a mandare cibo e denaro in Africa. Ma i nostri aiuti servono?
ELENA LISA MILANO
Li chiamano miracoli silenziosi. Si sono mossi adagio, con poco rumore, limitate spese e senza che il resto del mondo, quasi, conoscesse la loro azione costante e capillare. E così, piano, piano, ma con perseveranza hanno salvato la vita a oltre tre milioni di bambini africani.
Accade, infatti, che per la prima volta, secondo i dati Unicef, la media della mortalità annuale dei più piccoli sia scesa, nel continente nero, sotto i nove milioni. Cinque anni fa superava i dodici. Una cifra che resta spaventosa e della quale sembra impossibile gioire o anche solo dirsi soddisfatti, ma poi, quando si pensa a come il risultato sia stato raggiunto, con progetti di solidarietà mirata e a basso costo, allora tutto dà speranza e sembra possibile. Di fatto, oggi muoiono 10 mila bambini al giorno in meno rispetto al 2004.
Il dubbio
Per dimezzare, com'è accaduto in Kenya, la morte di chi ha meno di cinque anni, è bastato l'uso di zanzariere contro gli insetti portatori di malaria. In Zimbabwe, invece, le campagne che spingono le donne ad allattare al seno i figli, per rinforzarne il sistema immunitario e prevenire, ad esempio, la diarrea, ha salvato dalla morte per disidratazione circa il 20 per cento dei neonati. Comunissime vaccinazioni contro morbillo, pertosse, e tetano, hanno fatto il resto in tutto il continente. Soluzioni mirate, appunto, che hanno salvato vite. Altre si affiancheranno a breve: il 15 ottobre partirà la campagna Unicef per educare grandi e piccoli a un gesto semplice, lavarsi le mani per stoppare malattie a trasmissione rapida.
Salvezza low cost
Grandi miracoli, poco tecnologici e a basso costo che, inevitabilmente, pongono un interrogativo: ma se non servono grandi spese per fare grandi miracoli, bisogna cominciare a chiedersi se i Paesi ricchi, Italia compresa, stanno davvero agendo nella direzione giusta per l’Africa? La «nostra» beneficenza, quella taglia maxi, capace di costruire cattedrali, è davvero efficace? «Per aiuto mirato intendiamo puntare su un progetto utile - dice Roberto Salvan, direttore generale per l'Unicef, in Italia - e questo sia che si tratti di una zanzariera impregnata di repellente anti-malaria, sia di un corso di scolarizzazione. Il punto fondamentale, per la nostra esperienza, è che senza il coinvolgimento della popolazione non si raccolgono risultati».
Visione locale
Condividere con i governi africani e con le popolazioni il progetto di sostegno per conoscere le effettive necessità del posto: «Sono molti i governi a cui bisogna pagare tangenti - continua Salvan - ma è anche vero che qualsiasi aiuto, senza prima chiedere una collaborazione, una specie di permesso, assomiglia a una prepotenza, è quasi un'invasione. E poi, conoscere bene posti e usanze, è inequivocabilmente utile…». Utile per evitare sprechi, com’è accaduto quando, in alcuni Stati dell'Africa, l'Unicef, all'inizio della campagna per prevenire le morti per malaria, ha distribuito le prime zanzariere. Erano tutte bianche e sono state scambiate, dalle donne, come stoffa per confezionare abiti. Ma utile anche per «educare» gli uomini del villaggio e insegnar loro che, dormire protetti sotto la zanzariera, non era una loro prerogativa.
E' proprio la malaria, infatti, il nemico numero uno dell’Africa: provoca una morte ogni 30 secondi e, non a caso, viene chiamata «big killer».
Le zone più devastate sono quelle nella parte sud sahariana, dove avviene il 90 per cento dei decessi. I primi ad ammalarsi sono i bambini che nei canali di scolo di acque putride, dove le zanzare si riproducono e nidificano, ci vanno per giocare o li usano come gabinetti. Per questo la malaria è definita anche malattia dei poveri perché colpisce le persone incapaci di procurarsi misure minime di protezione. L'Unicef, che ha distribuito gratis 35 milioni di zanzariere bagnate nel repellente, l'ha definito il miglior intervento mai attuato in rapporto ai costi e ai benefici.
Un'operazione, impostata in parte sulla beneficenza e sul volontariato, di non minor impatto rispetto alla ricerca farmaceutica che sta lavorando alla sperimentazione di una cura che ripulisca velocemente il sangue dal parassita e semplifichi la terapia ai bambini. Nei casi gravi di malaria, infatti, i piccoli pazienti non sono in grado di ingerire medicinali e la terapia diventa possibile solo per via endovenosa.
Dice Caterina Cognini, presidente di Ecosafaris, un'associazione italiana che per finanziarsi organizza anche viaggi di lavoro-vacanza nei villaggi in Uganda: «Siamo un piccolo gruppo, per questo dobbiamo fare attenzione ad evitare sprechi. In questo momento, con una organizzazione locale, stiamo collaborando per costruire un centro di accoglienza per bambini malati. Quando arriviamo tra le popolazioni con i nostri soldi e pensiamo a cosa possiamo fare ci crediamo capaci di risolvere qualsiasi problema, ma poi ci accorgiamo presto che, più di tutto, fanno i nostri abbracci e i loro sorrisi».
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